Giuro, non è la pubblicità del libro della Gilbert (non ne ha bisogno), ma stavo pensando che noi cristiani siamo figli di una cultura dell’espiazione del peccato. Mi spiego: ogni essere umano, nel mondo cristiano, è soggetto ogni momento della sua vita alla tentazione e al peccato. Vogliamo essere belli, bravi, perfetti-vanità; ci piace la buona tavola -gola; l’invidia c’è, le bugie…beh, un po’ le raccontiamo, l’avarizia (sembra strano in una società consumistica) c’è anche e poi ogni giorno, ogni minuto, dall’altra parte del mondo uccidiamo qualcuno. In più, se sei femmina, figlia di Eva, nasci già peccatrice, ça va sans dire. Sapete che c’era stata, un po’ di tempo fa, quella polemica sul fatto che un uomo di chiesa avesse dichiarato che i bambini nati con un handicap stanno pagando per i peccati dei genitori…? Siamo sempre, tutti, peccatori, non c’è nulla da fare, e la nostra vita dovrebbe essere dedicata ad espiare i peccati, invece noi, vivendo, ne facciamo altri ed altri ancora, quindi si palesa alla nostra coscienza il concetto di colpa, siamo colpevoli. Di qualsiasi cosa. Colpevoli di vivere. La morte, poi, non è che un passaggio verso l’inferno-la punizione perenne, ad aeternum, oppure verso il paradiso, destinazione di lusso dedicata a pochi eletti che sono privi di peccati e di colpe ed avranno il privilegio di sedere alla destra del padre come gli ospiti vip a tavola con Briatore, ma questi sono veramente molto pochi (magari alti prelati che abitano in attici di lusso, o santi del medioevo che predicavano alle bestie)……. Intere generazioni, da secoli, sono state cresciute con questo concetto della colpa e del peccato. Ci manca, invece, la gioia di vivere. La vita non è una croce da portare, ma un susseguirsi di esperienze, a volte belle, a volte brutte, ognuna ci deve insegnare qualcosa; lo scopo della vita è di essere felici, ogni giorno del nostro vivere siamo alla ricerca della felicità. E la felicità, dove sta? Sta qui. E’ adesso. La felicità è proprio vivere, senza condizionamenti, senza sensi di colpa, esattamente come fanno i bambini, senza pensare al domani e senza voler fare del male agli altri. Il paradiso e l’inferno non esistono, sono qui, sulla terra, nella nostra vita, si alternano. Io sono stata malata, ho fatto la chemioterapia, ho vissuto con dolore la fine di un amore, ho perso un genitore -questo è il mio inferno. Invece, quando ho saputo mordere la vita come la mela del peccato, quando ho gioito della bellezza del momento, che fosse una pizza con gli amici, un bel tramonto sulla spiaggia oppure una promozione sul lavoro -questo è il paradiso. Sta a noi. Sta a noi fare sì che la vita si trasformi in inferno o in paradiso. Lo decidiamo noi.

Lo decidiamo noi facendo delle scelte, scegliendo di vivere nella gioia, nell’amore, nella bellezza, oppure no. Spesso dimentichiamo che la vita non è fatta di grandi imprese, ma di tanti momenti da vivere ogni giorno, dobbiamo godere del cibo, del sole, delle persone vicino, dare e ricevere. Il paradiso molte volte sta in tante piccole cose da compiere ogni giorno, possibilmente con gioia. Amen.