Da piccola avevo un’amica. Andavamo insieme a fare danza, poi siamo state compagne di banco per un periodo alle elementari, alle medie e al liceo ci siamo perse. Io sono andata dall’altro capo della città a frequentare la scuola che preferivo, lei era rimasta alla scuola vicino a casa. Abitavamo vicine, quindi ci incrociavamo tutti i giorni, le nostre mamme erano amiche, io andavo alla sua festa di compleanno, lei veniva alla mia.
Molto in fretta gli anni sono passati, io ogni tanto tornavo a trovare i miei dopo qualche viaggio e mi capitava di rincontrare la mia vecchia amica. Si era sposata un ex compagno di scuola e ha preso casa ad un chilometro dalla casa dei suoi. Non riusciva a trovare un lavoro ben pagato, ma era contenta di abitare vicino a sua madre. Anni dopo la rividi ancora, sembrava triste nel vedermi. Mi disse che lavorativamente non era contenta, ma non poteva cambiare lavoro, era così vicino a casa.
Oggi è ancora lì, abita sempre vicino a sua madre e il matrimonio è finito, ha pur sempre un lavoro comodo, anche se mal pagato… si è abituata così, d’altronde, a più di 40 anni, ormai cosa vuoi fare? Sono salita sull’aereo che mi riportava a Milano pensando alla mia amica. Qual è la ricetta per la vita perfetta? La mia? Ho lasciato la città natale a 18 anni per non tornarci più, per più volte ho cambiato lavoro, praticamente ogni volta che quello che stavo facendo non mi dava più soddisfazione, ho cambiato casa, modo di pensare, vestire e mangiare. Sono stata felice a tempi alterni, infelice a volte, ho conosciuto la bellezza del mondo, ogni volta che qualcosa non andava ho cambiato me stessa e mi è cambiato il mondo.
Cambiare è costato fatica, ma ne è valsa la pena. Oggi sono in pace con me stessa. Faccio il lavoro che mi piace, vivo in un posto che amo, con le persone che amo.
Certo, non è stato facile non avere la famiglia vicino. Forse anche quello mi ha aiutato molto a superare i miei limiti, ad andare avanti anche nei momenti difficili. Mi è mancato il rifugio e il nido comodo dove rifugiarmi, così ho
dovuto affrontare le situazioni della vita senza le coccole di mammà, ho dovuto imparare a superare i miei limiti.
Ognuno di noi trova, ad un certo punto, una determinata situazione (lavorativa, di coppia, di vita) che magari non è perfetta, non ci dà proprio le soddisfazioni che vorremmo, ma è comoda. Ci siamo abituati, va bene anche
così, anche se l’ideale è un’altra cosa. Si, forse potremmo avere di più, ma bisogna sbattersi ed accettare anche il rischio di non riuscirci, di dover ricominciare da capo. Quella “zona” confortevole e mediocre dove spesso ci
areniamo per comodità e/o mancanza di coraggio, gli psicologi americani la chiamano “comfort zone”. Stare fermi tutta la vita in quella “comfort zone” che magari è rassicurante e non ci spaventa, ci dà poche soddisfazioni, risultati mediocri e non ci fa evolvere. Nella mia famiglia sento spesso qualche zia che dice: ‘Eh, se io avessi potuto fare la tale cosa nella vita, se solo avessi avuto il coraggio di salire su quel treno…..’ Io no, non ho quei rimpianti, non li avrò mai.
Di treni ne ho cambiati nella vita, sono andata contro corrente (ma la corrente di chi? ), ho perso per strada amici che non condividevano il mio coraggio di guardare lontano e la voglia di andare oltre, ne ho guadagnati degli altri che vedono gli stessi colori che vedo io quando guardano l’orizzonte…….. Questa estate al mare per un puro caso ho incontrato una vecchia compagna dell’università che mi disse più volte con stupore: “Ma quanto sei cambiata!” …E meno male.

 

 

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